Infanticidio: nuove prospettive di guadagno

Lo so: il titolo è amaro, disgustoso. Me ne rendo conto ma è realtà.

Non ho ancora smaltito l’indignazione che mi ha suggerito di scrivere una riflessione di sdegno sul fotografo-paparazzo – che chiede di non scontare la condanna per i reati a lui ascritti – che un altro fatto di cronaca investe e turba la mia/nostra giornata.

Stavolta c’è da stupirsi veramente per quel che alcune persone hanno architettato per truffare soldi ma c’è da stupirsi ancora di più perché questo fatto, questo evento dai risvolti atroci, non ha avuto la riverberazione che avrebbe dovuto ottenere in una società civile, evoluta ed educata al rispetto. Non solo la società ma soprattutto la Chiesa non ha neanche sussurrato. Silenzio. Dovrebbe tuonare e scuotere la giustizia.

Quasi un banale fatto di cronaca locale. Mentre sarebbe giusto seguire passo passo il seguito della vicenda e l’operato ferreo della giustizia. In tempo reale. Dare un segnale di presenza dello Stato: di noi stessi. Niente, siamo assenti in tutto. Come se non volessimo essere rappresentati.

Lasciar morire un bambino dopo averlo partorito, al settimo mese di gravidanza, per incassare il risarcimento dall’Assicurazione-auto [in un falso incidente] è un fatto che supera ogni evento di infanticidio. E pensare che solo qualche giorno fa le TV hanno programmato una serie di salotti sulle donne che uccidono i bambini: tutte “salvate”, naturalmente, dalla Psichiatria.

Dicevo la Chiesa e mi vengono in mente le “battaglie” per salvare la vita, l’individuo, la persona: niente aborto, guai a staccare la spina, medici obiettori di coscienza, testamento biologico etc. etc. E qui cosa dice la chiesa? Silenzio, neanche una preghiera.

Il quotidiano “Il Messaggero” ne parla e a fronte di 144 persone indagate (non delinquenti comuni ma “onorati” professionisti) per reati tremendi concentra l’attenzione del lettore su un medico assenteista che rimaneva a casa a guardare le partite, beccato (per sbaglio) durante l’inchiesta. Magari adesso si apriranno salotti TV e talk-show per discutere se licenziare o meno il medico, sulla base [naturalmente] dell’importanza della partita che stava vedendo.

E qui pioveranno opinionisti da tutte le sedi dell’Ufficio Collocamento Idioti (UCI) della Rai e Ufficio Creazione Cretini (UCC) della Non Rai. Dibatteranno con grinta, analizzeranno se si trattava di un derby o di un incontro decisivo – per il quale vige la regola del farmaco “salvavita” – in questi casi si potrebbe arrivare ad un richiamo scritto ma se stava guardando una partita qualunque allora potrebbe scattare la sanzione. Qualche giorno di sospensione ci sta bene. Infine, sentite le opinioni e le attenuanti, se il giudice è della stessa squadra, magari ne uscirà assolto. In caso contrario ci si accorda.

In una società civile episodi di questa portata e gravità, che superano ogni limite e non hanno attenuanti di alcun tipo, dovrebbero essere mandati a processo e i responsabili condannati nel giro di una settimana. Nessuna attenuante può essere avanzata: c’è una premeditazione agghiacciante, un disegno mostruoso che contempla la soppressione gratuita e malvagia di una vita umana innocente. Qui non si tratta di qualcuno che ruba una mela per sfamarsi ma di gente (professionisti ed impiegati) che non ha bisogno del “necessario” per vivere degnamente. Quindi?

Anche i rispettivi partiti di appartenenza di questi personaggi indegni dovrebbero caldeggiare l’applicazione della legge e chiedere velocemente giustizia. Ma figuriamoci se un partito, oggi come ieri in Italia, ha velleità di avere [e seguire] una morale civile. Lo slogan è il medesimo, antico, collaudato, nostalgico: me ne frego. Ricorda qualcosa?

Tutto rimane impunito: ci fanno vergognare, in tutto il mondo, di essere Italiani. A che serve il Governo coi i suoi Ministri?

Potrà sembrare scellerato ma credo che questi mostri di persone – soprattutto per le professioni che ricoprono – dovrebbero essere allontanate dalla società e punite in maniera esemplare: isolandole da tutto. Tutti, indistintamente perché: “tanto è ladro chi ruba che chi para il sacco”.

Invece c’è già il silenzio e l’indifferenza di chi non ha alcuna sensibilità. Né memoria. L’importante è “dare” la notizia (per giustificare il lavoro dei giornalisti), puntualmente seguita dalla dichiarazione del Ministro (competente?) di turno. Poi: tutto come prima. Va tutto bene.

Il delicato e serio lavoro delle forze dell’ordine viene vanificato. Disciolto. In tipico stile mafioso.

Siamo pronti a scatenare campagne di protesta, raccolta firme, interpellanze e grandi cortei di manifestazione per chiedere “giustizia” per le cattive condizioni di un canile ma della qualità della vita della società non importa niente a nessuno. Facciamo finta che il crimine sia stato commesso da stranieri. Clandestini sui quali non c’è competenza.

La riforma della giustizia è cosa semplice: basterebbe l’applicazione equa e veloce delle regole. Nel nome del Popolo Italiano.

Renato Gentile