Accidenti. Non mi era mai capitato di trasalire così nel sonno. In maniera [diventata] “automatica”, guardo l’ora; lo faccio sempre. Un minuto a mezzanotte, è (ancora) oggi.
Ti ho aspettata tutto il giorno.
Stavolta è stato tremendo, mai un risveglio così angoscioso. Forte. Le mani mi tremano: brutto segno. Neanche per un terremoto; ho anche sospirato qualcosa, come uno spasimo. E mi sono sollevato a guardare intorno.
Cosa è accaduto? Non lo so però è accaduto, lontano o forse qui a due passi dal mio letto. Cerco di orientarmi, di capire; so dove sono ma non cosa sia accaduto. E soprattutto dove è accaduto: non qui. Di certo.
Mi alzo e giro per casa, al buio. L’angoscia è forte, oddio se lo è.
Ehi, la parola “Oh dio”: mi sembra di averla sentita nel sonno. Un gemito dal respiro ansimante. Quello.
Non era la mia voce.
Ho la sensazione che qualcuno [o qualcuna] si sia seduto accanto a me mentre dormivo; tra sogno e risveglio, in quella zona d’ombra. Ho perso qualche immagine ma lascio perdere di ricomporle adesso, devo tranquillizzarmi. Respiro mentre il cuore insegue la paura per bloccarla. Avverto un odore strano ma non è quello della notte. Forse un incendio o qualcosa che brucia e fa fumo.
Troppe domande aggrediscono i pensieri, li interrogano; le immagini si riorganizzano velocemente e compongono un nome. Il suo.
Qualcosa è accaduto. Altrove.
Qualcosa è accaduto. Fuori e dentro di me.
E’ accaduto ora. Adesso.
Accendo il telefono? No. Chi dovrebbe chiamare?
Lei? E perchè?
Rapidamente il pensiero diventa dolore e cancella definitivamente il sonno: il cuore batte ma mi sento morto. Inutile.
E’ andata: se ne è andata. Non ha atteso domani.
Lo sapevo. Presto lo saprò. Sì, certo, lo saprò. Anche se, già, lo so.
Sono stato seppellito: vivo. Stanotte.
Sul mio nome c’è (già) una croce.
E’ bastato un orgasmo.
… a un minuto da domani.