I Liberti

Il riferimento, come è ovvio, è alla Roma Antica. Mi piace anche se, sotto certi aspetti, sarebbe più consona una ambientazione medievale. Il Liberto era lo schiavo affrancato dal suo status; uno scatto di carriera.

In ogni zona amministrativa è previsto un avanzamento pertanto, oltre ai servi troviamo i liberti. Uno status giuridico ben definito ed organizzato. In regola con le leggi scritte dai “signori”. Gli aristocratici.

Stamane, con una scusa plausibile, mi sono intrufolato nel Palazzo ed ho fatto il solito “giro panoramico”: la varietà delle persone che ci vivono è uno spettacolo. Molti purtroppo sono in cattività e si vede.

Tra le diverse specie che lo occupano, oggi sono stato colpito dai liberti: tantissimi. Equamente distribuiti anche se “circolano” soprattutto nell’area centrale. Molti liberti sono donne. Si spostano da una stanza all’altra, per lavoro ovviamente, sempre in coppia; si accompagnano al cellulare che, probabilmente, sostituisce la borsa. Il telefono cellulare è lo strumento di “evasione” privilegiato; è consentito. Difficile osservarle a lungo o ascoltare i loro discorsi; stanno in guardia. Parlano piano, persino al telefono. Alzano un poco la voce solo per “avvisare” che stanno facendo qualcosa che riguarda il lavoro; un modo per darsi delle arie di “importanza” o per denunciare a fine giornata una sensazione di stanchezza. Di affaticamento da lavoro: stress. Termine che si utilizza nell’ambiente quando si lavora due ore su sei.

Quelli appartenenti al genere maschile invece tendono a rimanere nelle loro stanze, escono meno. Studiano, in genere, le rassegne stampa anche se non le condividono coi loro simili. Sono molto riservati ma qualcuno più socievole lo si può incontrare durante le parti della mattinata in cui ci previste “udienze”. Vagano con aria indifferente nella speranza di incrociare qualche telecamera o rientrare nell’inquadratura di una foto. Come fa di solito un liberto che aspira ad un altro avanzamento di status. Anche se è dura.

I liberti, a Palazzo, sono ben distinti dai servi: parlano un altro linguaggio, soprattutto quello del corpo. Vestono in maniera diversa. Camminano e si muovono in modo diverso dai servi; più adatto al loro status. E’ facile riconoscerli ma non nascondo che un po’ di occhio allenato aiuta ad individuarli senza errore.

Sono stati riscattati dai loro “padroni” ed hanno, pertanto, provenienze diverse ma sembrano tutti uguali. Molti, come è ovvio, non hanno fatto un concorso ma ricevuto la “promozione”, la carica, per meriti, a discrezionalità della Casta. Questo li relega (un po’) in una esigua zona d’ombra dell’integrazione totale; da un riconoscimento condiviso. Ma col tempo tutto si aggiusterà. Finiranno i pregiudizi.

In questa categoria sociale di “impiegati” si osserva una caratteristica molto evidente, oltre che di fondamentale importanza distintiva: non hanno timore di “quel che c’è da fare?”, nessuna perplessità sul carico di lavoro e, soprattutto, per chi farlo. Il liberto non ha dubbi su questo. Qualunque sia l’amministrazione, il compito è il medesimo: nulla. Nessun compito. Bivaccare, ciondolarsi, trovare liberamente qualcosa per distrarsi così da far trascorrere la giornata. Ho visto comunque molte facce angosciate; qualcuno mi suggerisce che ultimamente c’è un clima di solitudine. Una sorta di sensazione di “abbandono”. Passerà.

I liberti sono liberi per definizione e non ci sono tornelli (in stile Brunetta) o tessere magnetiche identificative a frenarli dalla voglia di scappare. Una volta “liberati” continuano ad avere legami, anche virtuali, di rispetto e riconoscenza con il signore che li ha riscattati dalla servitù. E mentre da servi lavoravano per qualcuno adesso, da liberti, lavorano per se stessi. Cioè per nessuno. Che salto qualitativo.

In Germania direbbero che sono disoccupati – senza lavoro – che ricevono un sussidio, per indigenza. Che fantasia, che ignoranza. I tedeschi non hanno cultura storica; cosa ne sanno loro degli antichi romani? Loro che storicamente sono barbari per definizione.

Certo però, e lo dobbiamo riconoscere, non è tutto rose e fiori. Ci sono le “mele marce”: sono i liberti ribelli, quelli che hanno un cuore responsabile e desiderano produrre qualcosa per la comunità. Si rendono utili ed a volte anche indispensabili. Questi bisogna tenerli d’occhio: squalificano lo Status di liberto. Fortuna che qualcuno, da vero liberto, ha inventato il Mobbing. Una specie di giustizia.

Però sono tanti e fanno molto, spesso con devozione, pareggiando quel che un buon numero di liberti e liberte non fanno. Peccato. La colpa sicuramente è stata dei sindacati. E di chi allora?

Renato Gentile